Nel maggio del 1966 suor Caterina Capitani era in fin di vita. I medici che avevano sottoposto la religiosa a quattordici interventi disperavano di poterla salvare. Invece un'apparizione di Papa Giovanni la riporta a nuova vita. Una guarigione «inspiegabile a livello scientifico», che consente alla donna di vivere un'esistenza "super-normale". Accudendo i malati di un ospedale siciliano.
«Ora non temere, tutto è finito. Tu stai bene, non hai più nulla».
Era il 25 maggio del 1966 quando suor Caterina Capitani delle Figlie della Carità di San Vincenzo de' Paoli udì queste parole mentre era ricoverata all'ospedale della Marina di Napoli. A pronunciarle era stato Papa Giovanni apparso alla religiosa in piedi accanto al letto.
La suora era in fin di vita. Dopo quattordici interventi, nel corso dei quali erano stati asportati anche organi importanti, i medici avevano gettato la spugna e ormai si erano rassegnati all'ineluttabile. I medici, ma non la religiosa e le consorelle che con fede continuarono a pregare il Papa bergamasco perché intercedesse. E fu il miracolo. Erano le 14.40 e suor Caterina, sentitasi improvvisamente risanata, tra lo stupore di tutti, chiese qualcosa da mangiare. La Consulta medica della Congregazione per le cause dei santi, con voto unanime, nell'aprile del '99, definì «inspiegabile a livello scientifico» quella guarigione.
Oggi, a 34 anni da quel prodigio, con lo stomaco grande come un'albicocca e senza prendere medicine suor Caterina mangia normalmente ogni pietanza che la Provvidenza le fa arrivare in tavola e lavora assistendo gli ammalati all'ospedale San Giovanni di Dio ad Agrigento. La stanza dove avvenne il prodigio è divenuta un luogo di preghiera e di devozione: una decisione fortemente voluta dagli alti ufficiali della Marina e gradita da tutti. E un pezzo di quella stanza, un frammento della mattonella dove papa Roncalli posò i piedi, suor Caterina Capitani lo conserva come una reliquia: come il ricordo di una presenza continua e viva.
«Certo lo sento sempre vicino - ha raccontato la religiosa in un'intervista al maggior quotidiano bergamasco - è sempre la mia guida. II miracolo non sta solo nell'essere guarita, ma soprattutto nella continuità. Lui mi assiste quotidianamente, non potrei umanamente vivere come vivo e avere una grande attività, con una normale e direi super-normale vita, nonostante i numerosi interventi e l'asportazione di organi importantissimi».
Ma se la storia della religiosa è balzata agli onori delle cronache perché il miracolo è stato parte integrante della causa di beatificazione del pontefice bergamasco, un'altra guarigione prodigiosa era stata presa in esame dalla Congregazione: quella di Giovanna Laterra Majore di Chiaromonte Gulfi, località situata ad un centinaio di chilometri da Ragusa. Nel 1967 la donna aveva 54 anni e da 23 non poteva muoversi dal letto a causa di ascessi che l'avevano progressivamente colpita in tutto il corpo a partire dall'età di 9 anni. Le dita dei piedi si erano rattrappite e non poteva camminare. Le sue condizioni peggioravano a vista d'occhio e nel maggio del 1967 le venne impartita l'estrema unzione.
«Caddi in coma - ha raccontato la donna in un'intervista - vidi Papa Giovanni e poco dopo mi svegliai guarita».